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LO SPAZIO DEL SILENZIO

…e per non lasciare la pagina bianca, che sempre spaventa, darò io inizio ai “contributi” trascrivendo due stralci dalle Fonti Francescane (Leggenda perugina e Vita Seconda di Tommaso da Celano).

“…com’ebbe scelto il gruppo che intendeva portare con sé, Francesco disse a quei fratelli: “Nel nome del Signore, andate due a due per le strade con dignità, mantenendo il silenzio dal mattino fino a dopo l’ora di terza, pregando nei vostri cuori il Signore. Nessun discorso frivolo e vacuo fra di voi, giaché, sebbene siate in cammino, il vostro comportamento dev’essere raccolto come foste in un eremo o in cella. Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo. L’anima è l’eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare. E se l’anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella retta da mano d’uomo” (1636 Leggenda perugina)

“…Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio. E se all’improvviso si sentiva “visitato dal Signore”(Lc. 1,68), per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola con il mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica, per non svelare la “manna nascosta” (At. 2,17).
Sempre frapponeva fra sé e gli astanti qualcosa, perché non si accorgessero del “contatto dello sposo” (Ct. 5,4) così poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo, faceva un tempio del suo petto.
Assorto in Dio e dimentico di sé stesso, non gemeva né tossiva, era senza affanno il suo respiro e scompariva ogni altro segno esteriore” (681 Tommaso da celano Vita Seconda)

Marisa
della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana, ci invia una bellissima frase dal libro: “Une femme innombrable, le romance de Marie-Madeleine” di Jean-Yves Leloup, prete ortodosso francese:

“Gesù le aveva insegnato, come alla Samaritana, a pregare con il respiro e la vigilanza, “in Spirito e verità”. Da sola lei ascoltava il suo respiro, questo spazio da dove viene l’ispiro e dove ritorna l’espiro; questo spazio da dove viene la vita e dove ritorna la vita che Gesù chiamava la sorgente, suo Padre, la sua origine, la nostra origine, l’origine del Tutto”.
Questa attenzione al respiro era per lei come un filo che la collegava senza sosta al suo Ben Amato e alla Fonte comune del loro essere: “Suo Padre e nostro Padre”.
…in questi momenti ella diceva: “Non sono più io che prego ma è il mio angelo che prega in me”.

 

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