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LO SPAZIO DEL SILENZIO

MEDITAZIONE = CONTEMPLAZIONE
MANTRA = PAROLA SACRA

Non me ne vogliano quelli che ritengono che queste due precisazioni siano ovvie. Troppe volte ci si scontra sui termini e l’ignorare il significato che le persone danno alle parole genera confusione e molto spesso separazione. Ben lo sanno tutti coloro che si sono trovati a cercare di spiegare cosa stavano facendo seduti su un cuscino, un panchetto, una sedia …fermi ad occhi chiusi.
Nel mondo cristiano la parola meditazione viene usata principalmente per definire un attività del pensiero concentrato a comprendere e fare suo un passo delle Scritture o di un testo sacro.
Nel mondo orientale meditazione vuole dire quello che nel cristiano si intende con il termine contemplazione.
Senza voler scendere in polemiche, che dividono invece di unire, è però molto vero che nel mondo cristiano alla domanda: “Ma cosa è la contemplazione? Cosa si fa, in pratica, fermi e zitti davanti al Santissimo?” Le risposte sono le più varie, molto spesso assolutamente personali e spesso poco pratiche lasciando chi vorrebbe accostarcisi con più interrogativi di prima dell’aver posto la domanda. E’ quasi come se la Contemplazione fosse riservata a pochi chiusi nei monasteri.
L’oriente, invece, ha teorizzato nei minimi particolari la tecnica per incamminarsi verso il Silenzio interiore cosa che, a mio avviso, ha portato intere generazioni a migrare lasciandosi alle spalle le proprie “radici cristiane e culturali” alla ricerca di quella profondità tradotta in pratica che era così nascosta e per pochi nel proprio mondo; io sono una di quelli. Una sete di profondità e di intimità che va oltre qualsiasi appartenenza a qualsiasi religione accomuna l’umanità non negando le stesse appartenenze, anzi, approfondendole e da questo mi spiego anche la ripresa a distanza di secoli della pratica del pellegrinare che è sempre mezzo di ricerca interiore sia che se ne sia coscienti o meno, è un bisogno, una fame che nessun’altro può acquietare e che richiede la tua partecipazione totale e indivisa fatta di Corpo, Anima e Spirito.
Ultimamente, però, la riscoperta e la divulgazione fra i laici e ad un pubblico sempre più allargato di ricercatori, dei testi dei: Primi Padri della Chiesa, in particolare le Conferenze di San Cassiano che sono alla base del grande monachesimo cristiano, della Philocalia, dei mistici e l’incontro con le filosofie, le religioni, le vie di tutta l’umanità viste come arricchimento e non come divisione “dall’altro da te” hanno “riportato a casa” tantissimi di noi perché finalmente il metodo, le tecniche, il modo di porsi con il corpo, l’anima e il cuore sono stati “scoperti” nei testi che ora sono accessibili ad un pubblico molto più vasto di un tempo. Sono così sorti gruppi e comunità che hanno fatto divenire la meditazione una pratica giornaliera, sia individuale che di gruppo. (per informazioni aprire….)
In questi ambienti il termine contemplazione è tradotto con il termine meditazione.

MANTRA

La grande diffusione nel mondo delle filosofie e religioni orientali ha portato a preferire la parola mantra (in Sanscrito vuole dire Parola Sacra) a tutte le possibili traduzioni nelle varie lingue, un po’ come è più semplice dire email che posta elettronica, la parola mantra e il suo significato, ora, è capito in tutto il mondo.
Per spiegare un po’ meglio: la stessa Preghiera del Cuore praticata dai primi padri della Chiesa e divenuta “famosa” attraverso i “Racconti di un pellegrino russo” è un mantra. Un “appiglio” a cui agganciare la mente tutte le volte che tende a perdersi nei pensieri, fossero anche pensieri elevati preghiere, o invocazioni verbali.
Io me la immagino come la corda dello speleologo.
Sei nel buio, scendi in una caverna di cui non sai la profondità, ti cali dentro perché desideri farlo ma non sai nulla, il mantra, il tuo respiro, il battito del cuore sono la tua fida corda che non ti dicono niente della caverna o di dove arriverai ma su cui fai scorrere la mano. Hai fede in lei, ti ci affidi, e il Maranatha (“vieni Signore” in aramaico), il “Signore Gesù figlio di Dio abbi pietà di me” del pellegrino russo o qualsiasi parola sacra faccia vibrare il tuo cuore ti sostengono, ti riportano pian piano al centro, al tuo centro; non la pensi, la dici silenziosamente, lei si dice…cosa poi accada, perché questa piccola cosa abbia il potere di rischiarare la mente, perché questa pulizia del cuore ti porti all’intuizione, ad una maggior chiarezza e libertà è un mistero…lasci che il mistero accada in te.
Padre John Main osb iniziatore della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana diceva: “Nella meditazione siamo sempre principianti…” Si parte e non si sa dove si arriva, un po’ come quando con uno zaino in spalla si parte per un Cammino, forse la meta la si può pure immaginare, hai letto una quantità di libri su di lei, chi ha già fatto il Cammino te ne ha parlato, lei è là da qualche parte oltre l’orizzonte, ma quello che conta non è dove un giorno arriverai, non è quello che ti è stato raccontato da altri ma è il passo, il momento, quello che ti accade mentre cammini. La meta e il suo oltre sono lì dove sei con tutto te stesso nel momento.

Non è qui il luogo per dilungarsi sulle tecniche legate alla concentrazione sul respiro, sul mantra, sul passo…vorrei solo aggiungere qualcosa di personale che giustifica la presenza dello “Spazio del Silenzio” in un sito frequentato da pellegrini, da camminatori e sono delle considerazioni che scrissi in un diario tanti anni fa:

“prima di essermi mai seduta su un cuscino ripetendo un'unica parola ritmata o ascoltando il fluire del respiro, io la meditazione la conoscevo già.
Il passo ritmato, il tentativo di accordare il cuore che batteva forte con il respiro affannoso su qualche erta salita sulle Dolomiti mi avevano, a mia insaputa, svuotato il cervello, non pensavo più, si era fatto in me un silenzio sconosciuto e fondo. Il cuore si era acquietato, il respiro si era accordato con il battito ed io ero vuota e libera di accogliere la Bellezza che mi circondava con una intensità di percezione mai sperimentata prima, ero solo lì, nel momento, nell’ora, nel presente e i colori brillavano di più, il vento scuoteva delle campanelle viola ed io vibravo con loro, la ghiaia scricchiolava sotto gli scarponi e il suono si accordava con quello del vento, io c’ero e non c’ero, c’ero in maniera nuova, c’ero veramente e vivevo la gioia del mattino d’estate tutt’uno con tutto, il prima e il dopo della mia vita non c’erano più e non c’erano ancora, c’era solo l’ora”.

Angela

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